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Santa Maria di Gesù 500 anni dopo, sguardo al passato
Avola. Un'occasione per aprire una interessante finestra sulle origini della città di Avola e guardare al passato attraverso i ricordi e i dati di chi allo studio degli albori della nostra città ha dedicato molto del suo tempo. Così si è presentato l'incontro dal titolo «Avola nel secolo XVI e la fondazione di Santa Maria di Gesù», tenutosi all'interno della celebre chiesa avolese che custodisce l'interessante tela raffigurante l'Immacolata con San Francesco e Santa Rosalia, in occasione del V centenario della sua fondazione. Un evento di grande interesse culturale, voluto dal parroco della chiesa di Santa Maria del Gesù, don Antonio Caldarella, la cui riuscita è stata determinata anche dalla presenza di un relatore di tutto rispetto, il professore Paolo Magro, che ha fornito un quadro socio-economico e politico della città di Avola agli inizi del ’500. L'edificazione della chiesa di Santa Maria del Gesù è infatti avvenuta nel 1509, in quegli anni in cui - i dati relativi alle tasse lo confermano - la popolazione della città era distribuita in circa 750 nuclei familiari ed aveva risentito enormemente del colpo infertole dalla peste. Proprio in seguito a questo flagello si decise la costruzione della chiesa di Santa Maria del Gesù, edificata per ringraziare la Madonna a conclusione della terribile epidemia. Un significativo aumento demografico si sarebbe registrato alla fine del '500, a testimonianza dello sviluppo della baronia di Avola sotto il potere aragonese. Lo storico Magro ha proceduto con una chiara descrizione delle dinamiche matrimoniali dell'epoca responsabili dell'evidente estensione del feudo, il rapporto che il signore di Avola aveva con i suoi vassalli, gli usi civici, l’entità e la molteplicità delle tasse che gravavano sulla popolazione. Insomma, al termine della relazione esposta dal professore Magro, è stato possibile delineare un quadro politico-amministrativo chiaro della situazione di Avola in quei secoli lontani, permettendo di poter fare luce sulle condizioni che successivamente avrebbero portato alla nascita del nuovo ceto, destinato a dare vita alla piccola nobiltà locale, quello stesso strato sociale che eserciterà le arti liberali, coltivando gli studi di legge e medicina, fino a divenire un'indispensabile voce alla quale il barone dovrà fare riferimento.
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